sabato 1 settembre 2012

Dio è povero

Capita qualche volta che gruppi di Israeliani vengano al monastero per incontrarci: gente molto rispettosa, che si affaccia timidamente su questo luogo diverso che siamo noi, di cui intuisce una misteriosa bellezza, senza arrivare ad avere chissà quale risposta sulla nostra vita. Apprezzano la bellezza del giardino, la gioia che vedono sui nostri volti, la pace che emana dal luogo, così prossimo alla città, ma anche così silenzioso e sereno.
Anche la settimana scorsa ne è venuto uno: un gruppo di persone adulte, che stavano facendo un corso per diventare guide dei pellegrini, e volevano conoscere un po’ più da vicino la Chiesa viva di oggi a Gerusalemme. Siamo andate in due sorelle della comunità, per accoglierli.
Hanno fatto tantissime domande: “Perché siete vestite così? Ma voi siete uguali ai Francescani? Come è la vostra giornata? Non uscite mai? Perché fate questo? Perché siete qui?”. Tutti attentissimi alle risposte, con la penna veloce che prendeva appunti, da destra a sinistra...
Io rispondevo in Francese e uno del gruppo traduceva in Ebraico. Tutto tranquillo fino a quando qualcuno ci ha chiesto di parlare di Francesco, della sua conversione. Allora ho iniziato a dire che Francesco era figlio di una famiglia di mercanti, nato nel XII secolo, tutto preso dai suoi sogni di diventare un cavaliere, quando ha incontrato un Dio che si è fatto povero …. A questo punto il mio traduttore si è fermato. Ho colto un tentennamento, un leggero imbarazzo, un sospiro, e poi, onestamente, con delicatezza,  mi ha solo detto: “Mi scusi, sorella, ma questo non posso tradurlo”. Senza nessuna polemica, senza nessun astio, solo con l’impossibilità quasi fisica di pronunciare queste parole: Dio si è fatto povero. Proprio non ce la faceva, non a crederci, ma neanche solo a pronunciarle. Era qualcosa di più forte di lui.
Io ho avuto un momento di smarrimento: in un attimo mi sono resa conto di quanto sia inconcepibile e scandalosa questa scelta di Dio di spogliarsi della propria gloria, per diventare uno di noi. Di farsi bambino che nasce in un paesetto minuscolo, dove non c’è neanche posto per Lui. Di accettare di fare i conti quotidianamente con la vita, con il limite, con la fatica; di morire, e di morire in croce. “Scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani”, dice S. Paolo.
In un attimo ho capito quanto solo Dio possa aver fatto una cosa così, quanto questo superi le possibilità più oneste della nostra mente, anche le più audaci, o aperte, o generose: Dio può amare i poveri, può stare dalla loro parte, si può impegnare a difenderli e a liberarli, e questo sarebbe già tanto. Può ascoltare le nostre preghiere e insegnarci un modo per farle. E passi anche questa. Ma che Dio sia un povero, no, non è possibile. Che sia povero, come noi …: inaccettabile!
In un attimo ho capito quanto la fede sia un dono -un grande dono- e che solo questo dono può farti accogliere un Dio così.
In un attimo ho capito lo stupore di Francesco e di Chiara per questo mistero della povertà e dell’umiltà di Dio, e mi sono ben resa conto di come questo può cambiare la vita. Perché se riesci a stupirti, anche solo una volta, per questo mistero, poi esiste solo questo, e questo diviene l’evento fondante, il centro, il cuore, la vita, la gioia, la possibilità di amare. Cioè, praticamente tutto. Una povertà che ci dona tutto.
Ma contemporaneamente, mi sono anche resa conto di quanto sia impegnativo un Dio così, che chiede di accogliere la vita come un dono gratuito, di stare nella povertà con amore, di non meritare nulla, di accogliere tutto…
Ripresami dal mio smarrimento, ho ringraziato questa guida per la sua onestà: e ho cercato di dire che sì, è proprio uno scandalo, e che questa è l’assoluta novità della fede cristiana, novità alla quale anche noi, e non solo chi non ci crede, dobbiamo continuamente convertirci.
Sono rimasta tutto il giorno commossa da questo evento, che mi faceva guardare tutto e tutti in modo diverso.
Vado all’adorazione, e me lo trovo lì davanti questo Dio, poverissimo nell’Eucaristia esposta sull’altare.
E poi, a Vespro, mi trovo questa antifona al Magnificat: “Exultez dans le Christ: il vous enrichit par sa povreté”. Cioè: gioite in Cristo, Egli vi arricchisce per la sua povertà.
E ho avuto il sospetto che la Liturgia si fosse messa d’accordo con la mia amica guida israeliana…

articolo tratto dalla rivista "Terra santa"

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